Bene, è arrivato il momento. Questo è un argomento spinoso e voglio affrontarlo senza remore. Lo devo ai miei lettori, ai miei amici e a tutti coloro che un giorno potrebbero avere l’idea di visitare Madrid.
Esiste, nella vita gastronomica madrilena, un punto di non ritorno. Una fossa delle Marianne della cucina tradizionale. Un inno greve e stentoreo al risparmio e ad un tipo di cibo sul quale è meglio non fare domande. La questione divide, e divide profondamente. Amici persi, relazioni interrotte: l’inevitabile separazione tra chi ama e chi odia, tra chi dice “Ma sì, dai” e chi invece ha deciso per il “Grazie, ma no grazie”.
Qualcuno avrà già indovinato. Oggi parlerò del principe nero del panorama culinario della mia città, ovvero il Boñar de León.
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Noto semplicemente come il Boñar, questa taverna madrilena deve la sua indiscussa fama alla quantità (e qualità) di tapas che accompagnano l’ordinazione di una birra, un tinto di verano o una qualsivoglia bibita. Gli amanti del Boñar lo sanno bene: il menù alla carta va ignorato (trappola per gli ignari), quello che conviene davvero è la semplicissima cerveza. Meglio avere fame però (e molta) e non essere troppo shizzinosi: le tapas (sulle quali non avete alcun potere decisionale) atterreranno sulla vostra tavola come oggetti alieni che vi renderanno (1) soddisfatti (quanto cibo!), (2) sazi (ancora cibo!), e (3) dubbiosi (ma, avete visto questo…?).
Pomodori e cipolle crude a pezzettoni, tortillas accettabili, paellas concepite per gli amanti del sale, pesce fritto. E ancora pomodori, cipolle, altre tortillas, altro pesce… e pane, pane, pane.
Siete affamati? Il Boñar vi sfamerà. Siete in buona compagnia? Meglio. Siete appassionati di antropologia culinaria? Benvenuti.
Lo consiglio, almeno per una volta: sarà un’esperienza. Ho passato molte ore divertenti al Boñar, ma ho smesso. Sono uscita dal tunnel. Il motivo della mia decisione?
Scopritelo da voi:
Restaurante Boñar de León
Calle de la Cruz Verde, 16
Metro: Noviciado (L2)
Buon appetito… e buona fortuna!